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La lingua delle balene


Tommaso e la lingua delle balene: ascoltare il mare per proteggerlo

Tommaso viene da Castelfranco Veneto, una cittadina del nord Italia conosciuta per la sua compostezza, il castello medievale al centro e una piazza che sembra sempre in posa. Cresciuto lontano dal mare, ma con il mare dentro.

Fin da bambino, infatti, l’acqua è parte della sua quotidianità: il padre è istruttore di subacquea, e così, mentre gli altri vanno a calcio o a nuoto, Tommaso indossa una muta e impara a respirare sott’acqua. Prima come mini-sub, poi con i primi brevetti ufficiali, sviluppa un rapporto intimo e naturale con l’ambiente marino.

Parallelamente, cresce un secondo interesse: quello per gli animali, in particolare quelli selvatici, fragili, da comprendere e curare. Dopo il liceo scientifico, sceglie di proseguire con un percorso poco convenzionale: Animal Care, una formazione in infermieristica veterinaria per la fauna selvatica. Ma il richiamo del mare resta forte, e lo porta infine a iscriversi a Biologia Marina, con una specializzazione in conservazione e recupero degli animali marini.

Durante gli studi universitari, ha l’opportunità di scegliere il luogo del suo tirocinio. Decide di andare lontano, e soprattutto di andare dove il mare è protagonista assoluto: in Costa Rica, presso il Parque Nacional Isla del Caño, una riserva biologica nel Pacifico dove si incontrano, in certi periodi dell’anno, due popolazioni di megattere provenienti da emisferi opposti.

Qui Tommaso lavora con Innoceana, organizzazione non-profit impegnata nella conservazione marina, nella ricerca scientifica e nella sensibilizzazione ambientale. Niente laboratori climatizzati o uffici con vista. Il lavoro si fa in mare, sotto il sole, con le mani, con gli occhi, con l’attenzione.

In questo contesto straordinario, partecipa a un progetto di ricerca acustica focalizzato sul canto delle megattere. Le vocalizzazioni dei maschi, registrate con un idrofono, sono oggetto di studio: non si tratta di semplici suoni, ma di veri e propri pattern linguistici, composti da moduli, frasi e ritornelli, che variano di anno in anno e si diffondono tra individui come se si trattasse di una cultura trasmessa.

Tommaso registra, trascrive, analizza. Studia la struttura, le ripetizioni, le variazioni. Ogni sequenza sonora può raccontare qualcosa: sull’identità dei cetacei, sul loro comportamento, sulla loro relazione con l’ambiente e con gli altri individui. È un lavoro che richiede tempo, pazienza, rigore e sensibilità.
Ma la parte acustica è solo uno degli aspetti. Il progetto include anche l’osservazione comportamentale, il monitoraggio dei movimenti, la valutazione dell’impatto umano. Tommaso partecipa alla creazione di un piano di monitoraggio regolamentato, volto a proteggere i cetacei e il loro habitat attraverso linee guida per le imbarcazioni, distanze di sicurezza, modalità di avvicinamento.

L’approccio è chiaro: ascoltare, osservare, rispettare.

Non solo per raccogliere dati, ma per contribuire concretamente alla conservazione di un ecosistema complesso e fragile.

Attualmente, Tommaso sta scrivendo la sua tesi di laurea. Ma la direzione è già tracciata. Il suo obiettivo è continuare a lavorare nella tutela degli animali marini, contribuendo a progetti di lungo periodo nei centri di recupero e nei contesti dove la scienza non è fine a sé stessa, ma si traduce in protezione attiva.

“Se non salviamo l’ambiente, non salviamo nemmeno noi”, afferma. Una frase semplice, ma radicale nella sua verità.

Tommaso non cerca visibilità. Non ama i riflettori.
Preferisce ascoltare. E trasformare quel silenzio in conoscenza, in strumenti, in cura.

In un’epoca in cui la comunicazione passa spesso dal clamore, lui dimostra che si può fare ricerca anche con discrezione, lasciando parlare i dati, gli animali, il mare.

Nel profondo del Pacifico, tra una migrazione e un canto, c’è un ragazzo con un idrofono, un quaderno e la volontà di capire ciò che non si dice a voce.
Un linguaggio fatto di acqua, eco e memoria.
Che oggi, finalmente, qualcuno ha iniziato a tradurre.

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